“NEMO REPENTE FIT SUMMUS FIT SCELESTUS”
Le sommità o le celebrità sono multiformi. Si può essere sommi nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, e nelle ribalderie. Chi tocca la sommità, non la tocca a volo di uccello, posandosi di primo lancio sul vertice supremo. Le ascensioni si fanno di grado in grado. Dicesi che in natura non si danno salti: non datur saltus in natura; e la pianticella non diviene di botto un albero dai rami protesi che spandano ombre ospitali. Cresce occulto velut arbor aevo, dice Orazio. Del pari avviene nella formazione dell’ingegno, del carattere, della coscienza individuale. S’incomincia; e l’iniziativa e del massimo interesse, come chi si trova al bivio di Ercole. A minimis incipiunt, qui in maxima proruunt, dice l’adagio. Tutto sta a cominciare, e cominciare da senno. Si mette il seme del bene, e questo seme gradatamente sviluppa, sbuccia, fiorisce in mezzo a una irradiazione di luce. Si mette il seme del male, e questo seme fa radice, e al contrario del primo la radice è più profonda, e il crescimento più rapido, giacchè nimitur in vetitum, abbiamo maggiore inclinazione alle ree tendenze. Si giunge al massimo o dell’una o dell’altra via del bivio; ma giammai repentinamente. Se domandassimo ai sovrani intelletti le durate fatiche per giungere alla sommità, rimarremmo stupefatti. Se domandassimo ai sommi ribelli la via percorsa per giungere a quel grado, ci farebbero raccapricciare, tessendo una storia di delitti. Non ci stanchiamo mai di salire per l’ermo e scabro sentiero della virtù, che ci mena alle radiose sommità del dilettoso colle. Precludiamo fin da principio la via del male, che ci ruzzolare in baratri spaventosi. Raffaele Musone
Cf. Motti e sentenze di Raffaele Musone, Tip.Lasco Marcianise 1917, pagg.68-69
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“AURO QUID POTIUS? NIHILUM NISI MORIS HONESTAS INTER VIRTUTES HAE PRIOR ORDE NITET”
“Che cosa è preferibile all’oro?
Nulla se non il decoro dei costumi. Nell’ordine tra le virtù, l’onestà risplende in primo posto”
Domenico Musone
Cfr. Domenico Musone, Carmina Latina, Tip. Lasco, Marcianise 1892, pagg.82-83