Processo svolto a carico di Giulio Gaglione, nato a Marcianise il 27.5.1792 da Nicola ed Andreana Zarrillo, il Gaglione aveva altri due fratelli, Valerio e Biagio; viveva a Marcianise nella strada Atella n.53. Sunto del processo: <<Del processo iscritto di fogli n°trentasei, risulta che, D.Giulio Gaglione in tutta l’emergenza dei tempi, è stato sempre un’accanito settario. Risulta inoltre, che nelle prossime passate turbolenze, si è pubblicamente dimostrato il principale, e più bollente promotore della demogogia in Marcianise; ed acerrimo nemico dell’Augusto nostro Sovrano. Che in ogni sera à tenuto in sua casa delle segrete riunioni coi più arrabbiati proseliti dell’anarchia, coi quali nelle altre ore del giorno si riuniva nel caffè di Pasquale Natale, ove diffondeano sentimenti repubblicani.
Che il medesimo à fatto delle dimostrazioni con gente armata, percorrendo le strade del paese, e mettendo spavento e terrori nell’animo delle persone tranquille, ed oneste. Che lo stesso Gaglione, passa spesso, nel deliro delle sue ree passioni, à profferito la più abbrobriosa ingiurie, e minacce contro la sacra persona del Re; e segnatamente nella sera del 30 maggio 1848, quando al Corpo di Guardia erasì eretto un tosello (addobbo) coi busti del Re, e della Regina; aggiungendo che fra pochi altri giorni, egli avrebbe posto colà le loro teste. Che il detto Gaglione, nel dì nove del corrente Agosto, e precisamente nell’ultima sera della Gala (poicchè la Gala fu per tre giorni) lacerò le carta di parate, e le gettò in faccia ai busti del Re e della regina, lacerò le ferze che eran servite di adorno al detto tosello, ed in fine lasciò al di sotto del sidetto tosello, un deposito di feccia ventrali. Che lo stesso Gaglione, nell’anno decorso 1848, e propriamente nell’occasione del tosello che facesi nel 30 maggio, mentre il paratore Antonio Rossano e Raffaele Jodice, stavano accendendo i lumi vicino al ripetuto tosello, disse delle ingiuriose oscene parole contro la sacra persone del Re, pofferendo le seguenti parole:<< ancora abbìcci i lumi innanzi a stu fesso, tra poc’ati juorne ciavimmo da mettere la capo soia loco ncoppa>>. Che in Febbraio del 1848, un’onda di effervescenti rivoltosi, tra quali gli avvocati D.Domenico Tammaro, e D. Francesco Tartaglione, andiedero da Santanmaria in Marcianise, per propagarvi sentimenti liberali, portando seco loro della bandiera tricolore, quali, furono a vista del pubblico, sul balcone della casa del Gaglione, come indica sicura che ivi era la residenza del capo dei liberali di Marcianise. Che tutti, uniti al Gaglione, girarono con dette bandiere, e con immenso seguito di debaccante plebaglia, per le strade dell’abitato, cantando inni di libertà. Che nello stesso giorno, tutti uniti si recarono sotto la casa del Giudice di Marcianise, al quale gridarono abbasso. Disceso che fu il detto Giudice, dopo minacce ricevute, l’obbligarono a dire viva la costituzione, e poi lo lasciarono. Risulta ancora, che lo stesso Gaglione apparteneva al comitato di Santamaria, ed quello centrale di Napoli, e che egli era il mezzo di corrispondenza tra i due suddetti comitati. Che il medesimo Gaglione ricevè ducati seicento dal comitato centrale di Napoli, per assoldare gente, a tenerla pronta pel tragico avvenimento, che ebbe luogo in Napoli nel 15 maggio del 1848. Risulta che ultimo che, il ripetuto Gaglione, prima del 15 maggio del corso anno 1848, fecesi costruire una gran quantità di cartucce, da D.Giuseppe Scatinga, ex caporale di Gerdarmeria, ed ora, commesso del Giudicato Regio di Marcianise, per mandarle in Napoli.>> Donato Musone, Marcianise 7 giugno 2012.
Per approfondimenti cfr.: Donato Musone, Storia Civile di Marcianise, 2010. pag.70 e 71.