Il grande Risorgimento italiano, evento fondamentale dal punto di vista politico, civile, culturale, economico della millenaria storia d’Italia, fondante della sua modernità e del suo rilievo nella storia mondiale tra fine Ottocento e Novecento, riconosciuto ed apprezzato in tutti i paesi del mondo (il Risorgimento è studiato in tantissime università straniere e si indaga ad es. l’influsso di Mazzini su Gandhi e sui risorgimenti nazionali e Garibaldi è onorato dappertutto) è figlio sia del Settecento riformatore, sia degli influssi culturali europei, sia delle rivoluzione americana e francese, sia dell’età napoleonica. Non è affatto un evento solo interno, nè è riconducibile al mito dell’espansionismo sabaudo. Esso si appoggiò sulla millenaria idea e realtà nazionale italiana, segnalata dalla lingua, dalla religione, dalla tradizione letteraria, artistica, musicale, da tradizioni e costumi sovralocalistici, sulle grandi conquiste dell’età comunale, dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Il Risorgimento è stata un’affermazione memorabile di indipendenza nazionale contro l’oppressione e la servitù straniere (l’Austria) e la servitù civile e clericale interna, per l’affermazione della dignità di popolo, delle persone, dei cittadini. Perciò sono divenute naturali la doverosa, impellente, inarrestabile spinta verso l’unità politica e la conquista di un regime di libertà, di diritti individuali e di garanzie costituzionali. In particolare va sempre, sempre di più, valorizzata l’opera del triennio 1796-1799, dei Martiri e dei sopravvissuti, figli di Giannone, di Beccaria, di Genovesi, di Filangieri e insieme dell’Illuminismo europeo, della filosofia rivoluzionaria, che aveva liberato le Americhe e la Francia, durante il quale i posero le basi granitiche delle vicende successive. In quel triennio, come osservò il grande storico Salvatorelli, si poserò tutti i problemi del Risorgimento e del Novecento: libertà, democrazia, indipendenza, repubblica, unificazione per via federale o accentrata. I valori di libertà furono offesi dallo sprofondamento fascista novecentesco, complice la monarchia sabauda, pur benemerita di momenti fondamentali dell’evento risorgimentale. I valori di patria e di nazione sono stati tenuti in secondo piano dalle forze egemoni dell’età repubblicana, quelle cattoliche e quelle socialcomuniste, storicamente antiliberali e antinazionali, ed hanno creato indubbiamente un clima etico-politico e civile debole, incapace di contrastare decisamente il fenomeno successivo della ‘denigrazione’. In questi ultimi tempi, dalla “emarginazione del Risorgimento”si è passati alla “denigrazione” di esso da parte di forze estranee e nemiche dei valori nazionali, patriottici, liberali, come quelle secessioniste settentrionali e meridionali (dal leghismo al neoborbonismo), da ambienti clericali e nobiliari reazionari e nostalgici di assurde, anacronistiche distinzioni e diseguaglianze.
Grandi storici come Croce, Omodeo, Salvatorelli, Romeo, Scirocco hanno difeso il Risorgimento contro impostazioni nazionalistiche e solo indigene, ora di tratta di difendere il Risorgimento contro più radicali e insidiosi attacchi da parte di quelli che vogliono negarne il significato e il valore nella storia generale d’Italia, d’Europa, del mondo. Essi hanno introdotto, riprendendo spunti reazionari clericali e romantici, l’immagine deformante ed assurda di un mostro, che avrebbe divorato e distrutto edeniche, pacifiche, felici, anche progressive realtà locali e regionali, mito assurdo che stride da mille lati nei confronti della “effettiva realtà storica”.
Questa denigrazione, ci si augura, resterà come segno caratteristico di un periodo di crisi e di sbandamento della società, del popolo italiani, in cui sono stati egemoni gli inetti, i corrotti, i vili, le anime nere, grette, livide e invidiose, piccole, chiuse in nefaste vite locali, i clericali, i reazionari, i qualunquisti, i guicciardiniani traditori dei doveri anche elementari di sensibilità civile e e storica nei confronti dei destini della società nella quale essi vivevano, godendo poi, da ingrati approfittattori, dei benefici che un patrimonio di sacrifici e di costruzione storici inimmaginabiili, nell’asse risorgimentale-antifascista-