Piccolo estratto:
– Relazione, Pei Municipi di Marcianise, Capodrise e San Marco Ev. contro il Duca di Bovino, Giovanni Battista Guevara Suardo, depositata presso la 3^Sezione della Corte di Appello di Napoli, Edizione di Gabriele Argento, Napoli 1872.
– Pubblicazione Per Signori Germani Duca di Bovino Gio.Battista e Canonichessa Mariantonia Guevara-Suardo contro i Comuni di Marcianise, Capodrise e S.Marco Evangelista in Terra di Lavoro, per la vagheggiata divisione del demanio ex feudale di Castellariolla, Dinanzi al Prefetto di Terra di Lavoro Commissario ripartitore, Napoli 1873.
Origine del Feudo: Alla Corte del secondo Carlo, l’Angioino, in su lo scorcio del XIII secolo, era Giletto Malbohe Valletto famigliare di lui; uomo che per sua fedeltà seppe ben meritare appresso quel Principe. La quale virtù gli valse a titolo di aver concesso in feudo nobile la Terra di Airola nelle pertinenze di Capua, con le prerogative maggiori che le condizione dei tempi sapevan permettere (doc. orig. Nr. 1). Da Giletto passò ad Egidio Malbhoe; e costui morto fu devoluto al Fisco. Erano nelle buone grazie di Re Roberto, della stessa razza, i due fratelli Ingerraimo e Riccario di Stella, il primo Arcivescovo di Capua e Cancelliere del Regno; tesoriere l’altro e famigliare di Corte: i quali germani meritarono verso il cominciare del secolo XIV secolo la investitura dello stesso Feudo, ma sino a che le loro vite durassero (Docum. Orig. Nr.2.)
Allora che l’ultimo dei due di Stella fu morto il Feudo passò, nel 31 di maggio 1354, conceduto ad un Tommaso Mansella di Salerno, maestro ragioniere della stessa Magna Curia, consigliere e famigliare dello stesso Re Roberto (Docum. Orig. Nr.3); ma indi a non molto Mansella lo vendette a Roberto di Capua Conte di Altavilla, alla quale vendita fu dato reale assentimento nel 12 di ottobre 1339 (doc. org. n.4). Non andò guari ed Andrea di Capua secondo Conte di Altavilla discendente del Roberto, unitamente alla sua consorte Costanza di Chiaramonte, virtuosa donna, e però stata moglie ripudiata di Re Ladislao, trasmise per vendita il feudo di Airola a Giorgio Gritt di Venezia, luogotenente del Gran Camerario di Sicilia; il quale per mezzo di Stasio suo figliolo ne prese possedimento nel 1415, dopo avergliene accordato il beneplacito Regina Giovanna II, e l’assicurazione del vassallagio mercè due privilegi del 13 di aprile 1413 e 4 maggio 1416 (Doc. orig. Nr.5). Morendo nel 1420 Giorgio Gritt trasfondeva nel figlio, in età pupillare, Michele, col feudo di Airola e col lustro del casato l’affetto caldissimo della sua regina, la quale nella investitura del feudo condonò, così a lui come a coloro che gli avrebbero tenuto dietro nella successione del feudo, il relevio dovuto al Fisco, nella metà della rendità dell’ultimo anno (Doc. orig. Num.6).
Fu venduto questo Feudo da Michele Gritt nel 1448 ad Alfonso Caracciolo (Doc. Org. n. 7 e 8 ) da costui ad Oliviero; e da Oliviero arrivò indi a Giambattista per titolo di successione. L’ultimo dei Caracciolo, Capitano della illustre Veneta Dominazione, lasciò di sé due figliole Isabella e Battista, e di esse la prima siccome erede universale della avite facultà, assegnò alla sorella Battista per sua porzione il feudo di Airola (Doc. orig. Nr.10) “ con lo Castello e sui territori, boschi et fusari con suo integro stato, et tutti territori che in ipso feudo si restengono tanto burgensatici, quando feudali”. Battista Caracciolo nel 1523 divenne sposa di Prospero Suardo nato di Giambattista, soprannominato Suardino, dei Signori di Bergamo, e recò in dote il Feudo di Airola. Dei Suardo ecco quanto ne dice Fra Lugi Contariono nella sua opera Antinquità di Napoli:
“La nobile famiglia de’Suardi venne di Germania in Italia con Federico Barbarossa, il quale per sedare alcune sedizioni che rano tra questa famiglia nate menò secon pe rsuo capitano il principal capo di quelle sedizioni, e poi dopo molte imprese fatte da quel valoroso capitano in molte guerre in Italia gli donò la città di Bergamo, che fu circa gli anni di Cristo 1138…Giovanni ebbe tre figlioli Vincenzo,Beucio e Mariano, di cui nacque Giova.Battista detto per la sua rara creanza il Suardino. Egli fu sì per l’ingegno come pel valore molto caro al Marchese di Pescara: finalmente essendo stato prima e sempre in gran credito appreso Prospero Colonna vene con lui ad abitare a Napoli, ove egli prese per moglie la sorella di Leon Conte Palatino della Margherita Follera, che gli partorì Vespasiano, Prospero, Paolo e Pompeo cavaliere di Rodi. Prospero ebbe per moglie Battista Caracciolo figliola di Giovanni Battista, quale fu nel Friuli Capitano dei nostri Signori..ecc.”
Il quale Feudo era già a quel tempo poco meno che disabitato allo’n tutto. Un aere nemico; un suolo indocile ad ogni maniera di coltura però schiavo di acque stagnanti, quasi antitesi della vicina Capua della quale Lucio Flavio diceva
“nil mollius coelo, nihil uberius solo”;
Proveniva questa triste condizione principalmente dalle irruzioni del Clanio (oggi regi Lagni) così avverso quelle terre, per la qual cosa, ebbe a dire Virgilio nel secondo delle Georgiche:
“Talem dives erat Capua, et vicino Vesero,
Ora iugo, et racuis Clanius non aequs Acerris “
e Silio Italico nell’ottavo della guerra Punica:
“Ilbe Parthenope ae Poeno non pervia Nola
Allife et Clanio contemptae semper Acerrae”.
Aveva snidato queì pochi colà riparati in tempi amari per campare le insidiate vite, e la cui società, di origine vestregota, secondo le attestazioni degli storici, erasi primitivamente stretta stato un patto di mutua difesa, renduta più sicura dalla scelta di quel luogo impervio, garantito dalla laguna circostante. Il Suardo uso a trattar le armi ed il potere non soffrì a lungo un feudo ridotto senza persone, e venne in pensiero di acquistare una giursidizione da esercitarla pure su territori di altrui. Dalla prima infeudazione di Castellariola lievi concessioni provenivano e di semplice cognizione di cause civili (detto documento n.3) , conciosiachè sotto la dinastie Normanna e Sveva, come in parte sotto la stessa Angioina il potere sovrano non ancora si era visto stemperato e usato a comune con gli ottimati del regno. Bene altrimenti era intervenuto dappoi, allora che le tendenze aristocratiche, piegando al trionfo del sistema feudale sul regime monarchico, sottrasse fino la potestà del gladio dalla prerogative regie, riducendo la concessione del mero e misto imperio un puro stile di cancelleria (vd. Storia degli abusi feudali); ed i baroni del regno divenuti sotto la razza Aragonese, col potere delle quattro lettere arbitrarie, tamquam reguli, secondo la espressione del Fimiani. Una mano di uomini aveva preso stanza da lunga stagione nel territorio delle Acerre, sepolcreto comune agli abitanti de’ dintorni:
“da Acerra (arcula thuraria), che era quell’urna entro la quale ponevasi a bruciare aromati dinanzi ai morti, prese il nome il luogo ove essi giacevano, ed ora la Città edificatavi si chiama Acerra.”
E si era dedicata ad una industria suggerita dalla natura del luogo, la coltivazione del riso. Onde che quel sito, dalla risaia venne a dinominarsi prima Campo di risi, indi col passar degli anni cagione di guastamente e di sincopi, prima Capo di risi, dappoi Capodrisi; e fece parte del feudo di Acerra. Questo vasto possedimento, stato prima sotto il dominio de’ Duchi di Napoli, fu infeudato sotto la monarchia a principi parenti delle stirpi dominanti, o a capitani valorosissimi. Laonde, per essere stati Conti di Acerra, Riccardo cognato di Tangredi Re di Sicilia ultimo dè Normanni, ed, impiccato lui per la gola nella rotta dei Tangredini, in sua vece Diopuldo famoso guerriero di Arrigo il Teutonico (2)”, ed indi progressivamente Federico d’Aragona, Brigido e Giannotto da Portoindice, Tommaso d’Aquino, Giannantonio, Gabriello e Pirro del Balzo Duchi di Venosa, finalmente i Cardenas (3), Della Marra Discorso delle famiglie estinte, Del Balzo-Giustiniani, Dizionario geografico del Regno di Napoli), tutta gente grandissima potestà, le concessioni giurisdizionali erano estese al maggior punto. Prospero Suardo comperò dunque da Alfonso de Cardenas Marchese di Laino, e signore in quel teatro di Acerra nel 1 novembre 1557, ha giurisdizione su gli uomini e Vassalli del Feudo di Capodrisi, da poterla esercitare, divisamente però da quella sul resto del Feudo di Acerra, su gl’incoli di esso Casale di Capodrise tanto se s’incontrassero su quel territorio che sopra quello di Marcianise, Airola, S.Marcellino e nella Città di Capua ed Aversa per formula alibi ubique locorum (Doc. orig. N.9 e 11). La compera delle quali prerogative cum jurisdictione civili et criminali, mero mixtoque imperio et gladii potestate, banco justitiae, et quator licteris arbitrariis, fu assentita da Re Filippo II al 1 di luglio 1559 con privilegio emanato nel Brabante (Doc. orig. Num.12)
Il Feudo di Airola o Castellairola come promiscuamente si trova denominato, con l’annessa giurisdizione di Capodrise, passò da primogenito in primogenito dei Suardo, e non prima di Prospero III, al feudo fu aggiunto il titolo di Duca, per concessione del quarto Filippo di Spagna spedita da Valsain nel 28 di ottobre 1638 (doc. orig. Num.13).
Finirono i Suardo con Anna Maria, la quale nel 1741 ereditò dall’avolo Prospero IV lo splendore del titolo, il fasto del nome e le dovizie della famiglia. Ella nel 1731 aveva disposato Giovanni de Guevara Conte di Savignano figlio di Jnnico Duca di Bovino:
Dei Guevara eccone i ragguagli del citato Contarino:
“Gli Guevara vennero da Biscaglia con Alfonso I°, col quale venne Giovanni Guevara avo del gran Marchese di Pescara e zio di D.Antonio Guevara vescovo di Modognetto, Consigliere e Cronista di Carli V, il quale diede aiuto ad Alfonso nel conquistare il Reame di Napoli, et in ricompensa del valor suo fu creato Gran Siniscalco del Regno, nel quale officio successe Pietro Guevara. Questa famiglia portò l’origine sua di Bretagna, ed hanno in Castiglia il Contado di Ognatte, in Macca, in Valdallegra, in SaLINE, Paradiglia, in Murcia ed in Morato, e quelli sono i veri i quali dipendono dal Conte di Potenza, posseduta da Carlo Guevara. Posseggono oltre questo Contado, la Baronia di Buonalbergo, di Prio, di S.Maria d’Orsara e di Montemilone”
E fu per questo che l’intero patrimonio di casa Suardo passò in quella di Guevara, con la sola condizione che i discendenti di questa avessero dovuta assumere e sempremai cognominarsi dopo il proprio col cognome Suardo, ed inquartarne anche le armi (Doc. Org. nr.14-15). Dal Connubio dell’ultima Suardo con Giovanni de Guevara venne Prospero Guevara Suardo, e da costui, Carlo, dal qual Giov. Battista attuale duca di Bovino e Mariantonia(anni 1872). Nella prima metà del novecento dagli eredi dei discendenti di Donna Maria Guevara Suardo fu G.Battista, maritata al Duca D. Giulio Lecco, l’edificio insieme ai terreni fu venduto “arbitrariamente” circa quarant’anni fa a Pietro Gigliofiorito, senza che si conoscesse la sentenza della Corte di Appello di Napoli, che ancora oggi non si conosce l’esito della “causa” degli Avvocati Civita che insieme ad altri avevano difeso i Comuni di Marcianise, Capodrise a S. Marco Evangelista che ricorsero presso le autorità per procedere allasuddivisione e assegnazioni dei terreni per gli “usi civici” che avevano diritto gli ex Vassalli di Castellariola, le antiche famiglie Musone, Monaco, di Filippo, Fusco, Marcello, nel 1743 dovettero costituire apposito “Castato Onciario” dove risultano censite in detto Catasto, le famiglie i Musone dalla Terra di Marcianise; di Filippo, Fusco e Marcello dal Casale di Capodrise e Marcianise; dello Monaco dal Casale di Sant’Andrea de Lagni; di Filippo Giuseppe Casale di Bellona; Musone Andrea di Nicola, Marcello Antonio fu Bartolomeo, Marcello Mattia dal Casale di Casapulla; Rosina Sgueglia vedova di Musone Andrea dal Casale di S.Secondino; Pietro Marcello di Cosma dal Casale di Pignataro; le famiglie di Marcello Filippo, e di Marcello Marcello dal Casale di Recale,le famiglie di Marcello Filippo, Marcello Marcello, Marcello Sabatino dalla Terra di Morrone .
a cura di Donato Musone