Raffale Musone – LA MIA CASA IN MARCIANISE 1878 – (Trivio Li Pauli)
Non è retaggio avito; non è sacro
Alla memoria dei paterni lari,
Né fu la dolce carezzevol cuna
Dove le prime bevvi aure vitali,
Il tetto che mi accoglie. E’ frutto onesto
Di sudor faticosi, onde grondai
In giovanile età, lorchè la prole
Casertana in scolastiche palestre
All’amor crebbi degli ameni studi.
Di peregrini fregi o volte aurate,
Di biancheggianti marmi rilucente
Il mio tetto non sorge – la postura
Pittoresca ed i campi circostanti
E le gioconde prospettive al guardo
Lo abbellan di un poetico sorriso.
Al suo meriggio un florido orticello
Si dispiega giulivo in sparse aiuole
Di vigne verdeggianti e di ficaie
E di dipinti fior che mano industre
Educa con amor. Qui gli aranceti
E la menta fragrante ed il gesmino
Qui il lauro i rami suoi spande frondosi,
Ove il merlo si annida e scioglie il canto;
E del Serino un tremolo zampillo
Molce l’orecchio con sussurro amico.
E qui scendava il mio maggior fratello
Le molli a respirare aure tranquille
Per gli ombrosi viali ei si aggirava
Or dei rami domando i fitti ingombri,
Ora le parassite erbe sterpando.
Assiso poi sotto umile tempietto.
Ove sorride delle Grazie un gruppo.
Latineggiava armonizzando i versi
Sulla virgiliana epica tromba
Ovver del Vate Venosin sul plettro.
Ai balconi mi affaccio, ed ecco a destra
Una chiesetta rustica biancheggia,
Dove la gente popolana accorre
Nei dì festivi in supplichevol atto,
E all’ostia che s’immola sull’altare
Venerabonda assiste. Odesi presso
D’una fontana, refrigerio amico
Al contadin dal sirio astro riarso,
il murmure loquace. Oh bei cristalli,
Voi non spicciate dal bandusio fonte,
Ne, qual mertate, celebrar potravvi
D’una pedestre musa il tenue verso!
Guardo d’incontro, e di campagne verdi
Con coniferi pini e viti e pioppi
Ampia una zona si dilarga intorno.
Gli abitatori del campo ivi sovente
All’opre veggo villerecce intesi
O quando ai solchi affidano i lor semi
O quando i frutti colgono festanti
Bello è vedere biondeggiar le spighe
E verdeggiar la canape sui prati
Rilucer fiori. Bello è udir le note
Delle contadinelle semplicette,
Di cui rallegran l’operosa vita!…
Lungi non molto invio cupido il guardo
Per curve azzurre d’aggruppati monti,
Che dal Taburno corrono al Tifate.
Lassù sovra scoscesa aerea balza
Veggo per l’aria trasparente e tersa
Addensarsi di tetti una gran massa
Come macchia nerastra, e vecchio avanzo
Di destato feudale impero
Una gran torre, i cui caduti merli
E le muraglie infrante, ora giacenti
Fra prunai ed ortiche, in lor favella
Parlano ancora d’un’età trascorsa
E trascorsa per sempre. Ivi dei cori
Celesti al Battaglieri è sacro Tempio
Italo monumento, che nell’arte
E nelle tombe ai posteri rammenta
Dei normanni l’età. La volgare fama
Suona, che un dì sedea su qui cacumi
La Saticola antica, onde col tempo
Leggiadra figlia di vetusta madre.
La recente nascea gentil Caserta.
Alla gentil città che ormai sorride
Pompa maggior della Campania, adduce
Dritta una strada e spaziosa, agli orli
Fiancheggiata da platani, i cui rami
Conserti e frondeggianti un’ospitale
Spandono ombria. Dalle lor fitte chiome
Pare superbo adergersi un colosso:
Giganteggia la mole, opra famosa
Del Vanvitelli, ed il regale aspetto
Ai viadanti ognor desta stupore,
E’ il genio dell’arte perenna.
La cascata discerno, le cui onde,
Scaturisce dal Frizzo, su pei colli
E per i ponti a vari ordini d’archi
Imprigionate, in fluttuar sdegnoso
Giungono alfine ai silvestrini poggi.
Quivi di contra alla gran molle augusta
Per larghe bocche in fragorosa piena
Vanno sgorgando qual torrente e frangonsi
Tra sassi e sassi, e lanciano le spume.
Con un sordo rumor di catadupa
Si riversano giù precipitando.
Entro una sacra di Diana al bagno
Vasta peschiera. Su muscoso soglio
La vereconda Vergine sorpresa
Pavida s’erge con le caste ancelle;
E di rimpetto, al trasformato in cervo
Anfione procace i suoi segugi.
Irsuti i dorsi e con le acute zanne,
Paiono d’avventarsi.
Oh quante scene.
Quanli ridenti visioni al guardo
Offre l’umile mia dolce casetta!…
Volser più soli, ed io lunge ne fui,
Ma fu del core il palpito soave.
Di Venosa in Cantore in suo desiro
Ardea d’ammainar l’ultime vele
O sulle miti tiburtine piagge
O dove scorre il tarentin Galeso,
Su cui più dolce s’inzaffira il cielo.
Ed ardo anch’io di passar qui le estreme
Giornate della vita. Oh mi conceda
Benigno Iddio che possa in questo tetto
Chiudere i rai alla fuggente luce!….
R. MUSONE , Cfr. “Le voci del mio cuore” Casa Editrice Cogliati Milano, 1911, pag.916
BREVI CENNI STORICI SUL PALAZZO “MUSONE D’ INTERESSE STORICO – CULTURALE 1878
Il Palazzo di Raffaele Musone fu progettato dall’Architetto Gio.Battista Argenziano marito di Maria Giuseppa Musone sorella di Raffaele nel 1878, esso è situato in posizione centrale al trivio tra l’antica strada detta “Li Pauli” (oggi via Paolo De Maio), e l’attuale Via R.Musone.
Il prof. Luigi Tartaglione nell’ Elogio Funebre al Primicerio Domenico Musone 1892, scrive:
“Questa casa era divenuta una specie d’ATENEO a cui accorrevano numerosi giovani per addestrarsi nella Palestra dello scibile letterario.La Scuola dei Musone era diretta al progresso civile e culturale, qui le lezioni non erano servili”
e Nicola De Paulis nel suo volume Gli Uomini Illustri di Marcianise 1937, sottolinea che “per oltre un cinquantennio con legittimo orgoglio riempirono del loro nome le cronache letterarie della nostra terra. Dotati di poderoso ingegno e di profonda cultura, proiettarono tutto un fascio di luce, che onorò altamente il loro Casato, la nostra Città e il Mezzogiorno, lasciarono orma superba ed incancellabile della loro nobile fatica rivolta ai valori civili, culturali e religiosi.
DOMENICO (1811-1892), Primicerio della Collegiata di Marcianise – Professore nel Liceo Arcivescovile di Capua, Delegato Scolastico del Comune di Marcianise dopo l’Unità d’Italia. E’ stato un grande Latinisti-Umanista. In questa casa egli tradusse in latino i” Sepolcri “del Foscolo ed alcuni ” Inni Sacri” del Manzoni, diede alle stampe un prezioso volume intitolato “ Carmina Latina”, queste opere destarono viva ammirazione nell’agone dei dotti italiani e stranieri. Nominato Delegato Scolastico del Comune di Marcianise nell’Italia post-unitaria si diede all’insegnamento popolare per sollevare i cittadini dall’ignoranza, difese i valori del cristianesimo e quelli della libertà, fondatore di una Scuola di pensiero umanistico e riformatore a cui ancora oggi è un riferimento per gli studiosi.
MICHELE (1834-1912); fu Canonico Cantore della nostra Collegiata ed insigne oratore, fondò la Parrocchia della Santa Maria della Santià e ne fu primo Parroco.
RAFFAELE (1839 – 1917)- Scrittore-Letterato-Filososo-Pedagogista, fu Canonico Teologo della Collegiata di Marcianise – Primicerio–Arcidiacono della Cattedrale di Capua -Professore nel Liceo arcivescovile di Capua -Preside degli Studi del Seminario Campano – Preside del Liceo Giannone di Caserta Per 40 anni insegnò lettere in private e pubbliche scuole, molti dei quali al Ginnasio “Liceo Giannone di Caserta”, ove ebbe anche l’ambita carica di Preside, e vide passare dinanzi alla sua cattedra reverenti, varie generazioni di discepoli, cui additò le vie del pensiero e dischiuse i tesori del sapere . I suoi scritti, i suoi appelli, ed i suoi insegnamenti erano rivolto ad un rinnovamento spirituale della gioventù.Il Musone s’ispira al risveglio intellettuale del Manzoni, De Sanctis ed avvia vari studi sui poema dantesco. E’ un stato “Un Luminare della Cultura Italiana nel Mezzogiorno”. Nella personalità di Raffaele si fondeva armoniosamente interessi umani e religiosi, che, sul piano concreto della vita scolastica e civile.
Uno dei fratelli fu l’Avvocato Giuseppe (1826 – 1879) che per ragioni politiche, essendosi messo troppo in evidenza, quale assertore di principi liberali, nella fortunosa parentesi in cui il Re Borbone dette prima la costituzione e poi la ritirò, fu costretto a sottrarsi all’ambiente in cui aveva troppo operato (S.Maria C.V) e nel 1850 si ritirò a Marcianise, ove raccolse larghe simpatie, come attestato alle sue grandi virtù e fu eletto 1° Sindaco e 1°Consigliere Provinciale dell’Italia Post-Unitaria. Del suo fervido impegno ed entusiasmo la nostra Città ne trasse tantissimo beneficio e l e sue opere furono continuate dal suo successore Nicola Gaglione.
E soggiornò, presso gli zii il M.R.P. Agostino (Francesco) Musone -1839. Insegnò per lunghi anni belle lettere nel Seminario di Aquino fu missionario dell’America del Sud, dove per 12 anni evangelizzò i popoli della Bolivia. Ebbe dalle supreme autorità dell’Ordine Francescano la patente di Lettore Generale di belle lettere. Nella commemorazione di Cristoforo Colombo, tenuta dall’Ordine francescano nel Collegio internazionale di S. Antonio di Roma, fu ammirato un suo inno che fu musicato e cantato nel giorno solenne delle feste. Componeva eleganti versi in latino e in italiano. Durante il suo Provincialato furono acquistati il convento di Giugliano, quello di Marigliano e quello di Afragola e riscattato da oneri quello di Marcianise. eletto spesse volte Definitore, Custode della Provincia e Provinciale dei Frati Minori Francescani Mori a Napoli il 1909.
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