Centenario del Terremoto di Messina e Reggio Calabria 29 dicembre 1908 -2008, l’evento fu ricordato in due poesie dal Letterato Raffaele Musone di Marcianise (Caserta).

il Letterato e Pedagogista Prof. Raffaele Musone di Marcianise, uomo di vasta cultura, scrisse in occasione del terremoto di Messina e Reggio Calabria avvenuto il 29 dicembre 1908,  due significative Poesie dedicate alle città di Reggio e Messina, che successivamente furono pubblicate nel pregevole Volume “Le Voci del Mio Cuore” pagg. 178-179 Edizione Cogliati di Milano anno 1911.  I versi del grande Letterato di Marcianise cantano le bellezze di Reggio e Messina definendole “ambe  d’Ellade figlie..”    e poi  il canto triste del Mare che ..” L’istesso mar che con rabbiosi flutti…par che muggendo vada a tanti lutti..”

Reggio di Calabria e Messina

Città d’incanto!…Risplendean fiorenti

Sull’itala costiera e la sicana;

La spiaggia, l’aria temperate e sana

Rendevanle del mar gemme lucenti.

Benchè discisse un dì da atroci eventi

Fra lor scherzaza la Fata morgana;

L’una adocchiava l’altra non lontana

Amoreggiando in sull’ale dei venti.

Ambe d’Ellade figlie, ambe alla gloria

Dei prischi fasti avean commiste ancora

Una ben lunga e dolorosa istoria,

Pel porto ameno si vedevan sovente

Veleggiar navi e dirizzar la prora

Dai zefiri cullate dolcemente.

IL CATACLISMA

Sull’alba del 29 dicembre 1908

Dov’è più Reggio?  Dove più Messina?…

Sono cimiteri omai lunghesso il mare.

Guardo all’intorno fino alla banchina.

E tutto solo m’invita a lagrimare.

Quanto sterminio!…Una fatal rovina

Cangiò le gioie in sorti  tristi, amare:

E pare che l’ultrice ira divina

Volle i furori suoi ivi mostrare.

L’occhio attristato trepido si arresta

Alle macerie immense, ove sen giace

Un’ecatombe sfracellata e pesta.

L’istesso mar che con rabbiosi flutti

Levossi ai danni, or ricomposto in pace

Par che muggendo vada a tanti lutti.

Brevi cenni biografici di chi era Raffaele Musone Nacque il 7 Agosto 1839 e morì 9 Dicembre 1917 Fu  il  superstite  della  eletta  schiera,  e come in un punto di arrivo  compendiò  in  sè  le  virtù  dei  fratelli  che,  come  in  una ondata  di  ossigeno,  vibrarono di gagliarde e rinnovate armonie, nel fascino della sua genialità. Per  40  anni  insegnò  lettere in private e pubbliche scuole, molti  dei  quali  al  Ginnasio  «Liceo  Giannone  di  Caserta,  ove ebbe  anche  l’ambita  carica  di  Preside,  e  vide  passare  dinanzi alla  sua  cattedra  reverenti,  varie generazioni di discepoli, cui additò le vie del pensiero e dischiuse i tesori del sapere. Nel  suo  opuscolo  «S. Paolo l’apostolo delle genti», volgendo  indietro  lo  sguardo,  e  mirando  la  sua  nobilissima  fatica, esce  in  queste  felicissime e commoventi espressioni: «percorro con  lo  sguardo  i  40 anni  di  insegnamento, e veggo come allinearsi in lunghe e fitte schiere i drappelli di giovani; quanti vincoli di amorose corrispondenze»! Fu  Teologo,  Primicerio  ed  Arcidiacono della Cattedrale di Capua,  ed  a  queste  cariche  conferì  tutto  l’orgoglio,  l’austerità ed il fastigio che derivavano dalla grande venerazione di cui era circondato, per il suo alto ingegno e la profonda cultura. Fu  geniale  poeta ed elegante scrittore; la mole non indifferente  delle  sue  pubblicazioni,  elencate  qui  di  seguito,  lo pone in  primissima  linea  tra  i  letterati  del  suo  tempo,  nella  nostra regione.  Non oso fare alcun commento, perchè impari alle mie forze,  e  perchè  esorbiterei  dallo  scopo  prefissomi;  rilevo  soltanto  che,  tra  i  suoi  scritti,  vi  è  il  primo che, a mio modesto avviso,  è  di  singolar  valore,  a  preferenza  tra  gli  altri,  perchè in  esso  l’autore,  mostrando  una  profonda  padronanza di Dante e  Manzoni,  trova  dei  punti  di  contatto tra i personaggi di entrambi, facendo rilievi sottilissimi. (dal libro degli Uomini Illustri di Marcianise 1937) .  

a cura di Donato Musone

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