Grillo Crescenzo

Nacque a Marcianise il 24 ottobre 1844. Fu Procuratore Generale della Corte di Appello di Messina ove morì tragicamente sotto le macerie, nel terremoto del 1909.
S. E. Pietro Capaldo, Procuratore Generale della Cassazione di Napoli, che a nome della Magistratura Italiana, portò l’estremo saluto alla salma, in Marcianise il 10 Marzo 1909, così ebbe a dire di lui: nell’amministrazione della giustizia, per dottrina, per zelo, per integrità e carattere, altri potette essergli eguale, nessuno gli fu mai superiore.
La sua naturale modestia e l’ostilità innata a qualsiasi vuoto formalismo, lo fecero credere da meno di quello che era, e lo fecero arrivare in alto più tardi che gli sarebbe spettato
.
Queste scultoree attestazioni, fatte da un uomo così dignitoso ed austero, sono la più degna lode, che poteva partire da labbra più autorevoli.
Crescenzo Grillo appartenne a quella eletta schiera di Magistrati, che in ogni epoca onorarono la Magistratura Italiana, perchè in lui, ai requisiti dell’ingegno, della cultura e dell’eloquenza, che si palesavano nelle forme più aristocratiche, faceva nobile eco, un temperamento adamantino di bontà e di fierezza, di cordiale e squisita affabilità, di inviolabile indipendenza.
Dolorosamente non ci resta alcuna traccia delle sue magnifiche virtù, perchè egli intese la sua nobile missione in tutta la sua austera significazione, ed ebbe nell’anima l’ansia dell’attività e del lavoro, a cui assoggettò e sacrificò tutta la sua possanza intellettiva, financo i più sacri affetti familiari, e non pensò ad orientarsi verso alcuna manifestazione scientifica pura.
Di lui però parlano ampiamente le cronache giudiziarie del suo tempo, rilevandone degnamente i meriti eccezionali; traggo da esse un tratto salientissimo, che meglio di ogni altro elogio lo pone in esatto e giusto rilievo; nelle requisitorie era scultoreo, il suo cervello rispecchiava una quadratura prospettica lucidissima di idee, nel fatto e nel diritto; parche, incisive, compassate le sue argomentazioni, sfrondate da pomposi lenocinii di frasi, senza deviazioni e macchinose costruzioni retoriche; non esordii, ma rilievi sottili ed arguti, diretti unicamente alla meta, rivelando una sorprendente sicurezza convintiva.
Nella vita familiare e privata fu di una cordialità eccessiva, amò infinitamente il suo paese ed i suoi vecchi amici, senza alcuna ostentazione ed orgoglio.
Ma non ostante tutte le sue meravigliose qualità, la fortuna gli fu inclemente, costretta a piegare innanzi ai suoi meriti eccezionali, non potette arrestarne i passi, ma gli fece aspro il cammino, e quando la sua marcia faticosa, pareva alfine essere divenuta trionfale, il terremoto lo seppellì sotto le macerie.

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