Nicola Terracciano: DIFESA DEL RISORGIMENTO, EVENTO ITALIANO, EUROPEO, MONDIALE.

 

Il grande Risorgimento italiano, evento fondamentale dal punto di vista politico, civile, culturale, economico della millenaria storia d’Italia, fondante della sua modernità e del suo rilievo nella storia mondiale tra fine Ottocento e Novecento, riconosciuto ed apprezzato in tutti i paesi del mondo (il Risorgimento è studiato in tantissime università straniere e si indaga ad es. l’influsso di Mazzini su Gandhi e sui risorgimenti nazionali e Garibaldi è onorato dappertutto) è figlio sia del Settecento riformatore, sia degli influssi culturali europei, sia delle rivoluzione americana e francese, sia dell’età napoleonica.  Non è affatto un evento solo interno, nè è riconducibile al mito dell’espansionismo sabaudo.  Esso si appoggiò sulla millenaria idea e realtà nazionale italiana, segnalata dalla lingua, dalla religione, dalla tradizione letteraria, artistica, musicale, da tradizioni e costumi sovralocalistici, sulle grandi conquiste dell’età comunale, dell’Umanesimo e del Rinascimento.


 Il Risorgimento è stata un’affermazione memorabile di indipendenza nazionale contro l’oppressione e la servitù straniere (l’Austria) e la servitù civile e clericale interna, per l’affermazione della dignità di popolo, delle persone, dei cittadini.  Perciò sono divenute naturali la doverosa, impellente, inarrestabile spinta verso l’unità politica e la conquista di un regime di libertà, di diritti individuali e di garanzie costituzionali.  In particolare va sempre, sempre di più, valorizzata l’opera del triennio 1796-1799,  dei Martiri e dei sopravvissuti, figli di Giannone, di Beccaria, di Genovesi, di Filangieri e insieme dell’Illuminismo europeo, della filosofia rivoluzionaria, che aveva liberato le Americhe e la Francia, durante il quale i posero le basi granitiche delle vicende successive.  In quel triennio, come osservò il grande storico Salvatorelli, si poserò tutti i problemi del Risorgimento e del Novecento: libertà, democrazia, indipendenza, repubblica, unificazione per via federale o accentrata.  I valori di libertà furono offesi dallo sprofondamento fascista novecentesco, complice la monarchia sabauda, pur benemerita di momenti fondamentali dell’evento risorgimentale.  I valori di patria e di nazione sono stati tenuti in secondo piano dalle forze egemoni dell’età repubblicana, quelle cattoliche e quelle socialcomuniste, storicamente antiliberali e antinazionali, ed hanno creato indubbiamente un clima etico-politico e civile debole, incapace di contrastare decisamente il fenomeno successivo della ‘denigrazione’.  In questi ultimi tempi, dalla “emarginazione del Risorgimento”si è passati alla “denigrazione” di esso da parte di forze estranee e nemiche dei valori nazionali, patriottici, liberali, come quelle secessioniste settentrionali e meridionali (dal leghismo al neoborbonismo), da ambienti clericali e nobiliari reazionari e nostalgici di assurde, anacronistiche distinzioni e diseguaglianze.
 Grandi storici come Croce, Omodeo, Salvatorelli, Romeo, Scirocco hanno difeso il Risorgimento contro impostazioni nazionalistiche e solo indigene, ora di tratta di difendere il Risorgimento contro più radicali e insidiosi attacchi da parte di quelli che vogliono negarne il significato e il valore nella storia generale d’Italia, d’Europa, del mondo.  Essi hanno introdotto, riprendendo spunti reazionari clericali e romantici, l’immagine deformante ed assurda di un mostro, che avrebbe divorato e distrutto edeniche, pacifiche, felici, anche progressive realtà locali e regionali, mito assurdo che stride da mille lati nei confronti della “effettiva realtà storica”.

 Questa denigrazione, ci si augura, resterà come segno caratteristico di un periodo di crisi e di sbandamento della società, del popolo italiani, in cui sono stati egemoni gli inetti, i corrotti, i vili, le anime nere, grette, livide e invidiose, piccole, chiuse in nefaste vite locali,  i clericali, i reazionari, i qualunquisti, i guicciardiniani traditori dei doveri anche elementari di sensibilità civile e e storica nei confronti dei destini della società nella quale essi vivevano, godendo poi, da ingrati approfittattori, dei benefici che un patrimonio di sacrifici e di costruzione storici inimmaginabiili, nell’asse risorgimentale-antifascista-resistenziale, intimamente connessi nel profondo, aveva loro garantito.  Ma occorre essere attenti e vigilanti, perchè gli indebolimenti o la disintegrazione degli stati nazionali unitari hanno portato nel cuore stesso dell’Europa a conflitti sanguinosi e ad arretramenti di condizioni di vita.  Questo non toglie che nella complessa, spesso dolorosa e tragica vita storica, l’affermazione e lo sviluppo dello stato unitario nazionale non sono stati vicende semplici e su di esse bisogna sempre tornare, anche riaprendo ferite, per capire e riscoprire più precisamente i termini degli scontri non ricomposti tra le linee politiche ad es. di Cavour, distinte da quelle di Mazzini, di Garibaldi, di Cattaneo. di Pisacane.  Così l’Italia unita, miracolosamente ed epocalmente repubblicana, libera, democratica, con una grande economia mondiale, che è invidiata e insieme ammirata nello scenario spesso tragico del Pianeta, potrà essere mantenuta e rinsaldata e aperta a nuove conquiste di civiltà, nelle quali è stata unica per contributi memorabili.

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